Psicoterapia dell’adolescente

E’ straordinaria, unica e toccante la condizione di chi – non più bambino e non ancora adulto – rappresenta una categoria a se stante e che sfugge alle regole di qualsiasi catalogazione. L’adolescenza si presta a una sola definizione, condivisa ormai da tutti: è la “seconda nascita” dell’essere umano, dal momento che, come all’inizio dell’esistenza – nei passaggi tra la condizione intrauterina, la venuta al mondo e i primi mesi di vita – l’essere umano deve tornare necessariamente a confrontarsi con profonde trasformazioni …
del corpo, con l’ingresso nella pubertà e la nascita di spinte sessuali;
del funzionamento mentale, con l’affacciarsi del pensiero del futuro e la ricerca di una propria etica;
delle relazioni sociali, con l’uscita dallo status di bambino e la ricerca di una propria posizione nel mondo, anche in contrapposizione con gli adulti di riferimento (genitori, su tutti).
Queste specifiche trasformazioni costituiscono la vera sfida che impegna l’adolescente: se questa sfida non è mai stata esente da naturali e comprensibili vissuti di fragilità, spaesamento, rabbia, oggi – sempre di più rispetto al passato – deve confrontarsi con un preoccupante e spesso drammatico aumento della sofferenza e della sintomatologia.
Sicuramente la pandemia da Covid-19 ha avuto un forte e drastico impatto sulle condizioni di vita di molti adolescenti, ma già negli anni precedenti è stato documentato un aumento delle emergenze relative a disturbi d’ansia e depressione riguardanti questa età della vita. Attualmente, arrivano sempre più numerose nel nostro Centro clinico le richieste di aiuto – da parte delle famiglie, ma sempre più frequentemente da parte degli stessi ragazzi e ragazze – per ritiro scolastico e sociale, forme di disregolazione dell’umore, disturbi del comportamento alimentare, attacchi al corpo attraverso agiti autolesivi, dipendenze, ideazioni suicidarie. Siamo di fronte quindi a un incremento della sofferenza, a quadri clinici in costante trasformazione e anche a un contesto adulto spesso smarrito nel costituirsi come saldo interlocutore per quegli adolescenti che vivono in modo particolarmente drammatico la crisi evolutiva.
In questi casi, l’incontro con la figura di uno psicoterapeuta può servire a introdurre una modalità relazionale nuova, che si adatta alle modalità comunicative dell’adolescente: un adulto che – sia per l’esperienza maturata e per una sua particolare predisposizione al lavoro con questa fascia d’età, sia per il suo essere svincolato dalle dinamiche relazionali in cui l’adolescente è immerso – sappia dare voce alla sua sofferenza, accogliendola e ascoltandola, senza necessariamente dare ad essa un’etichetta diagnostica. Fornire a una persona solo ascolto, e non risposte: questo tipo di intervento può sembrare strano e paradossale. In realtà, non ha nulla a che fare con la figura caricaturale – che facilmente potrebbe essere immaginata – del terapeuta silenzioso e distante: l’autentico compito deve essere quello di fornire una presenza attenta e salda, partecipe ma nello stesso tempo capace di farsi da parte quando necessario. Un terapeuta umano e raggiungibile, che si pone sicuramente come figura adulta capace di contenimento, ma anche accogliente per l’adolescente che ha di fronte a sé, e altrettanto disponibile agli imprevedibili “cambi di scena” che l’adolescente può richiedere o mettere in atto, data la natura mutevole e cangiante della sua condizione: è qualcosa che il terapeuta si predispone a fare, perché – anche – costantemente in contatto con la rivisitazione della propria pubertà e della propria adolescenza. Terapeutica è allora, anche, la possibilità per l’adolescente di comprendere che l’altro reggerà gli scossoni, verificandone quindi l’umanità.
Nel corso del tempo trascorso insieme, seduta dopo seduta, per l’adolescente diventerà gradualmente possibile comprendere che su un’emozione, un dolore, una situazione difficile o frustrante si può anche sostare, senza necessariamente agire, abbandonando per quanto possibile il registro del fare, in favore del pensare. Introducendo e allargando lo spazio per il pensiero, accade spesso e in modo emozionante che l’adolescente giunga a sorprendere se stesso e il suo compagno di viaggio: arrivando, gradualmente e come è giusto che avvenga, alla conclusione del tratto di strada compiuto insieme.