Perché facciamo ricerca
Il nostro centro clinico si occupa attivamente di fare ricerca scientifica in collaborazione con l’Università di Roma.
Ci occupiamo di questo importante aspetto perché crediamo fortemente che un clinico, uno psicoterapeuta, debba potersi confrontare con i modelli teorici e con tutto il panorama scientifico internazionale che comprende anche il mondo della ricerca.
Con ricerca empirica possiamo fare riferimento a più ambiti: quello della verifica empirica delle ipotesi che si fanno nella teoria, quello della verifica empirica dell’efficacia dei trattamenti psicoterapeutici, e quello dei risultati di discipline vicine alla psicoterapia, come le neuroscienze, la psicologia dello sviluppo e la psicologia in generale.
Non tutti i clinici devono fare ricerca, per quanto la cosa sarebbe auspicabile, mentre per fare buona ricerca nell’ambito della psicoterapia psicodinamica è necessario essere anche dei clinici, così da non lanciarsi in progetti su ipotesi improbabili o variabili di scarsa rilevanza nel mondo reale. Pensiamo però che un clinico debba conoscere, e saper leggere in modo critico, i contributi della ricerca, sviluppando qualche competenza nella comprensione dei loro dettagli metodologici e statistici. In ambito scientifico, infatti, non si chiede fiducia cieca, ma analisi critica dei dati.
La clinica è l’ambito principale per generare delle ipotesi e il vaglio della rilevanza nella realtà dei risultati delle ricerche empiriche.
Le ricerche sono completamente anonime e vengono fatte a livello nazionale.
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Un esempio di ricerca sul mondo delle psicoterapie:
L’articolo dal titolo “Exploring the outcomes of psychotherapy sessions: how do therapists’ responsiveness and emotional responses to patients with personality disorders affect the depth of elaboration?” di Fiorentino, Gualco, Carcione, Lingiardi, Tanzilli (2024) esplora come la responsività dei terapeuti e le loro risposte emotive (controtransfert) influenzino la profondità dell’elaborazione dei contenuti che emergono nelle sessioni di psicoterapia con pazienti che presentano disturbi di personalità. Utilizzando strumenti di valutazione specifici, lo studio rivela che una maggiore profondità di elaborazione sia strettamente associata a una responsività più elevata del terapeuta e a risposte emotive positive. I risultati suggeriscono che il controtransfert positivo giochi un ruolo di mediazione cruciale, evidenziando l’importanza dei fattori relazionali nel promuovere un buon processo terapeutico.