«Quando ero piccola non capivo perché un cane grande non fosse un gatto. Poi i vicini acquistarono un bassotto e io sprofondai nella confusione. Continuavo a dire “Ma come fa ad essere un cane”. Esaminai e riesaminai quel bassotto cercando di venirne a capo. Alla fine conclusi che aveva lo stesso naso del mio golden retriever e capii. I cani hanno un naso da cani». Temple Grandin ci racconta così nel suo “La macchina degli abbracci” la storia di essere autistica.
Sentire dalle sue parole come, crescendo, rendersi conto di capire il linguaggio non verbale degli animali l’abbia aiutata a superare le difficoltà della sua condizione, fino a divenire una esperta riconosciuta dell’allevamento dei cavalli, ci tocca intimamente. La comprensione profonda delle emozioni degli animali l’ha spinta a aprirsi ad un mondo affettivo che, con gli umani, le era risultato altrimenti troppo spaventoso.
Infatti, come ci dice, l’abbraccio di una persona che volesse rassicurarla quando era spaventata, era da lei percepito come una congerie di stimoli disorganizzati e incomprensibili che le generava una grandissima ansia, mentre una macchina, da lei costruita con assi di legno, che la contenesse e la tenesse stretta poteva calmarla.
È simile la storia di Pablo un bambino con autismo e con una grande passione per il disegno raccontata dal nuovo cartone inclusivo sul tema dell’autismo che arriva su Rai Yoyo (canale 43). Con coraggio e con l’aiuto di personaggi inventati, Pablo riesce ad affrontare grandi sfide quotidiane. È un bambino intelligente e in compagnia dei suoi amici speciali riesce a trasformare ogni problema in una fantastica avventura da vivere insieme.
L’ Oms ha istituito la Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger per dare risalto al fatto che questa condizione limita l’esistenza di moltissime persone ed è un problema più diffuso di quanto si creda. Tale sindrome rientra tra i Disturbi dello Spettro Autistico, e come tutti questi disturbi non si manifesta con problemi nell’apprendimento o nel linguaggio, ma con una cecità emotivo-relazionale e un ritardo nella maturità sociale e nel ragionamento che al soggetto non permette di comprendere i problemi della sfera emotiva e il comportamento degli altri.
È purtroppo considerata una condizione da cui non si guarisce e che richiede un aiuto per gestire al meglio la vita quotidiana. Come in tutti i disturbi più precoce è la diagnosi meglio si possono indirizzare i pazienti e le loro famiglie ad aiuti specifici per alleviare la terribile angoscia di sentirsi alieni e fuori dal mondo.
Osservare con attenzione i bambini fin dalla scuola materna, poichè comportamenti quali isolamento o aggressività immotivata, difficoltà di attenzione e di
concentrazione, movimenti stereotipati, sono gli unici segni a cui fare riferimento, permette di diagnosticare la sindrome di Asperger. Anche se considerata da molti inguaribile non esiste prova, ad oggi, di danni cerebrali che ci dicano che la condizione sia irreversibile.
È per questo che la Tavistock Clinic di Londra ha promosso da più di trent’anni studi e ricerche sull’Autismo con esperti di psicoterapia psicoanalitica quali Bick, Meltzer, Alvarez che hanno formato e guidato gruppi di lavoro in cui molti psicoterapeuti, che si cimentavano nel trattamento dell’autismo, confrontavano in uno spirito di ricerca l’andamento e il risultato delle loro terapie.
Grazie a questa esperienza maturata sul campo, l’autismo è diventato più comprensibile, anche se resta una condizione misteriosa nella sua genesi e nella
sua possibile cura. Chi è affetto da Sindrome di Asperger (forma più lieve di autismo), spesso lo scopre da adulto. Quando l’esperienza soggettiva di chi è in grado di fare tutto quello che appare “normale” ma nello stesso tempo si sente sempre fuori luogo, in continua ansia e disagio, diviene, una condizione difficile da tollerare.
Perché mai se sul piano medico viene considerata una condizione non curabile gli psicoanalisti si sono ostinati ad affrontarla con la psicoterapia?
La psicoanalisi da tempo ci ha reso consapevoli che in ognuno di noi, sia che si consideri sano o malato, paziente o terapeuta, convivono in misura diversa tutte le caratteristiche creative o distruttive, sane o patologiche dell’essere umano ed è proprio per questo che è possibile conoscersi e riconoscersi, capirsi ed aiutarsi a cambiare.
Ad esempio possiamo ascoltare Antonino Ferro quando ci racconta la sua esperienza con pazienti che portavano in terapia cospicue manifestazioni autistiche. Egli ci narra come abbia potuto comprenderli ed aiutarli proprio grazie al riconoscere in sé stesso, attraverso l’autoanalisi, degli aspetti autistici che fino a quel momento gli erano rimasti sconosciuti. Anche se può sembrare paradossale, è proprio in questo modo che gli è stato possibile avviare un processo d trasformazione in questi suoi pazienti. Ha affrontato e riconosciuto in se stesso quegli stati emotivi che fino ad allora gli erano sembrati estranei. Conoscere meglio e dal di dentro l’esperienza di avere aspetti Asperger o Autistici rende più vicino a noi questo mondo che ancora spaventa.
Gli stessi protagonisti stanno esprimendosi fuori dall’aura di paura, vergogna o segretezza e ciò ha portato, negli ultimi tempi, alla pubblicazione di racconti
autobiografici su questo tema. Queste narrazioni hanno sensibilizzato e commosso i lettori ed hanno divulgato la conoscenza e la simpatia per le enormi fatiche che ciascuno dei protagonisti e le loro famiglie hanno affrontato.
In Francia è ancora in cima alle vendite il grafic novel “La differenza invisibile” un racconto autobiografico sull’ Asperger. Il racconto a fumetti cerca di rendere un po’ più lieve tale condizione. La protagonista è una donna, che ha scoperto solo in età adulta di essere Asperger, perché ormai la sua vita era divenuta intollerabile. La sua condizione, come sappiamo, andava avanti in realtà fin dall’infanzia. Mentre è più drammatico “Io penso diverso” una autobiografia in cui una condizione autistica più grave, rilevata fin dall’infanzia, avrebbe potuto divenire una condanna alla cronicità psichiatrica e al ritardo mentale. La famiglia in questo caso ha assunto un ruolo fondamentale nel non rassegnarsi alla diagnosi. Sappiamo che bambini che parlano tardi, che non giocano con i compagni, che non rispondono ai normali compiti scolastici ecc. un tempo venivano semplicemente lasciati indietro e abbandonavano la scuola presto, restando senza aiuto alcuno, sostenuti solo dalla famiglia.
Per comprendere di più, le ricerche neurologiche continuano, ma le evidenze neuroscientifiche hanno per ora rilevato solamente come il bambino (che rientrerà nello Spettro Autistico) è alla nascita ipersensibile o iposensibile agli stimoli sensoriali esterni. Questo ci aiuta poco, se non indicandoci la necessità di porre particolare attenzione al rapporto madre-bambino fin dall’inizio, per costruire un “ambiente” adatto specificamente a quel bambino.
Una madre non ha compito facile all’inizio della vita del suo bambino: deve imparare come ascoltarlo, come decodificare i suoi bisogni, trattarlo secondo le sue specifiche e individuali necessità. E tutto questo 24 ore su 24. Poiché non esistono degli standard di allevamento dei bambini, dovrebbe essere molto incrementato l’aiuto perché le madri possano offrire al proprio figlio tutta l’attenzione necessaria e spontanea senza altre preoccupazioni, almeno nei primi mesi di vita, proprio perché sappiamo l’importanza e la delicatezza di questo periodo per instaurare la fiducia reciproca tra madre e figlio e non traumatizzare il nuovo nato.
Dobbiamo molto alla ricerca sia neuroscientifica che farmacologica, ma per ciò che riguarda l’autismo dobbiamo guardarci da due possibili pericoli, l’uno è pensare che esso derivi da un danno cerebrale e pertanto sia una disabilità a cui rassegnarsi l’altro che una volta scoperto il “luogo” malato un farmaco possa porre un sicuro rimedio. In, realtà chi è a contatto con bambini gravemente autistici o Asperger ha bisogno di grande aiuto, anche psicologico, per affrontare la situazione che spesso mette alla prova la capacità di accoglienza e accettazione di un modo così inusuale di essere.
Studi e ricerche sull’interazione tra madre e bambino hanno portato a strutturare terapie congiunte madre-bambino o sostegno ai genitori durante la terapia del bambino autistico, per aiutarli nella gestione della quotidianità proponendo alla scuola attività didattiche e supporti in aiuto ai bambini autistici. Non dobbiamo rischiare però di mettere in ombra la necessità della psicoterapia come una possibilità di trasformazione e lasciare alla sola riabilitazione (psicomotricità e logopedia) il difficile compito della cura.